Cefalea ed emicrania: qual è la differenza?

Il mal di testa è una condizione che affligge quotidianamente tantissime persone. Quante volte ci è capitato di sentire familiari, amici o conoscenti lamentarsi in tal senso, riferendo di avere una terribile cefalea…oppure si tratta di emicrania?

Certo, cefalea ed emicrania sono termini comuni e conosciuti da tutti. Eppure, spesso se ne fa un uso improprio. Quindi, cosa sono esattamente cefalea ed emicrania? Facciamo un po’ di luce su queste due condizioni, talvolta confuse ma estremamente disabilitanti e, spesso, mal diagnosticate.

Mal di testa: quando c’è da preoccuparsi?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il mal di testa è una delle più importanti cause di disabilità a livello globale e colpisce almeno una volta l’anno la metà della popolazione del nostro pianeta.01

Il mal di testa è un sintomo presente in diverse malattie tra le quali:

  • emicrania02
  • cefalea tensiva02
  • cefalea a grappolo02
  • traumi alla testa o al collo02
  • malattie vascolari della testa o cervicali02
  • infezioni (per esempio meningite)02
  • malattie psichiatriche.02

Non bisogna mai trascurare il mal di testa, non solo perché ci fa soffrire e ci costringe a rinunciare a tante attività piacevoli, ma anche perché può essere il campanello di allarme di un problema di salute più grave.02

Secondo i neurologi bisogna prestare particolare attenzione agli episodi di mal di testa che:

  • si presentano per la prima volta dopo i 30 anni, in persone che non ne avevano mai sofferto prima02
  • presentano caratteristiche diverse da tutti quelli di cui si era sofferto in precedenza (“È il mal di testa più forte cha abbia mai provato”)02
  • sono scatenati dall’esercizio fisico, dagli sforzi o dall’attività sessuale02
  • sono associati a rigidità del collo o da sintomi come febbre ed eruzioni cutanee02
  • sono accompagnati da alterazioni della personalità o del livello di coscienza.02

Cos’è la cefalea?

I medici chiamano il mal di testa “cefalea”. Cefalea è il termine generale che definisce ogni sensazione dolorosa, circoscritta o diffusa, alla testa. Secondo la Classificazione Internazionale dei Disturbi Cefalalgici (ICHD-3), esistono oltre cento tipi di cefalea, distinti in due macro-categorie: le cefalee primarie, non derivanti da altre malattie di base, e le cefalee secondarie, causate invece dalla presenza di altre patologie.

Cos’è l’emicrania?

L’emicrania è la più importante tra le cefalee primarie. Questa condizione patologica rappresenta un disturbo del sistema nervoso centrale che coinvolge neurotrasmettitori, tra cui il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), bersaglio importantissimo contro cui agiscono le terapie di ultima generazione, e vie del dolore, ossia sistemi di “trasporto” dello stimolo doloroso dai nervi periferici al cervello.

Come distinguere la cefalea dall’emicrania?

I sintomi dell’emicrania

Nell’emicrania il dolore presentare caratteristiche ben precise, che permettono di effettuare la diagnosi della malattia:

  • dura tra le 4 e le 72 ore03
  • è localizzato da una sola parte del capo (da qui il nome emicrania, cioè “metà testa”)03
  • è pulsante e di intensità media o forte.03

Queste caratteristiche si accompagnano di solito ad altri sintomi ben definiti, tra cui:

  • nausea o vomito03
  • aumentata sensibilità alla luce (fotofobia)03
  • aumentata sensibilità ai suoni (fonofobia).03

Inoltre, l’emicrania viene classificata in base alla presenza o meno dell’aura. L’aura consiste in uno o più sintomi neurologici che precedono il manifestarsi dell’attacco emicranico. Tra le più comuni manifestazione dell’aura ci sono:

  • disturbi della vista
  • disturbi della parola
  • alterazioni della sensibilità e del movimento.

I sintomi della cefalea

Se si esclude l’emicrania esistono due tipi principali di cefalea primaria:

  • la cefalea tensiva (il mal di testa più diffuso nel mondo)01 03
  • la cefalea a grappolo.03

Le principali caratteristiche del dolore associato alla cefalea tensiva sono:

  • intensità da lieve a moderata03
  • interessa entrambi i lati della testa03
  • dura da 30 minuti a 7 giorni03
  • non è pulsante03
  • non peggiora con le normali attività03
  • non è associato a nausea, vomito, fotofobia o fonofobia.03

Le principali caratteristiche del dolore associato alla cefalea a grappolo sono:

  • intensità da grave a molto grave02
  • localizzato alle tempie o intorno agli occhi02
  • dura da 15 minuti a 3 ore02
  • è associato ad altri sintomi per esempio lacrimazione, congestione nasale o naso che cola, rigonfiamento delle palpebre, sudore sul volto e sulla fronte, restringimento delle pupille e agitazione.02

Il difficile percorso verso la diagnosi di emicrania

È evidente quindi come l’identificazione della malattia da parte del paziente non possa essere immediata. Si pensi inoltre che, solitamente, i primi attacchi compaiono in età adolescenziale, quando l’individuo è nel pieno delle sue energie e non contempla la possibilità di stare male. Quello che prova è un sentimento di confusione e negazione. Viene frainteso dal contesto in cui vive, sottovalutato o addirittura drammatizzato: “è solo un po’ di mal di testa!”. La reazione più comune è la frustrazione e la chiusura in sé stessi.

Le crisi col tempo aumentano e si intensificano. L’individuo comincia ad autogestirsi e cercare da sé soluzioni al malessere, procedendo per prove ed errori che portano ad accumulare frustrazione. In alcuni casi fa abuso di antidolorifici, in altri casi i farmaci vengono evitati totalmente. A questo punto, la mancata risoluzione del disturbo porta allo sfinimento e a chiedere aiuto. La prima persona interpellata è il medico di base, persona di fiducia che capisce e conosce il paziente; subito dopo il neurologo specialista. Può succedere però che i clinici coinvolti lungo il percorso non identifichino subito la patologia e ciò che ne consegue è un ulteriore prolungamento del percorso del paziente e, talvolta, un aggravamento della condizione.

Possono passare anni prima che venga effettuata una corretta diagnosi, che rappresenta, per l’emicranico, il momento della verità: si sente, finalmente, capito. Timori e incertezze per il futuro tuttavia non mancano, a causa soprattutto della necessità di procedere, inizialmente, per tentativi ed errori.

La scelta del trattamento per l’emicrania

Il primo trattamento prescritto è raramente quello definitivo. Questo induce preoccupazione e, a lungo andare, scoraggiamento. Ci si chiede dell’efficacia della terapia, degli eventuali effetti collaterali, della sua durata, dei costi… La conoscenza della malattia da parte dello specialista e delle strategie disponibili per alleviare una disabilità che grava pesantemente sulla vita quotidiana, d’altro canto, rappresenta anche un sollievo, in quanto è percepita come una azione concreta.

Trasversalmente molti sono anche i rimedi alternativi a cui si fa riferimento, tra cui agopuntura, yoga, diete speciali, meditazione, che possano agire in sinergia con il trattamento farmacologico per prevenire e contrastare gli attacchi di emicrania.

Affrontare l’emicrania

Non tutti i soggetti affetti da emicrania però affrontano la patologia allo stesso modo. Esiste il paziente proattivo, in grado di prendere in mano la gestione della patologia, che riconosce le caratteristiche e i segnali prima che l’attacco si manifesti, non si ferma di fronte agli ostacoli che compaiono lungo il percorso. All’opposto troviamo invece il paziente passivo, rinunciatario, che è meno consapevole, tende a subire la patologia e ha un atteggiamento fatalista e più scettico anche nei confronti del medico e del trattamento.

Per il paziente passivo è altamente consigliabile non scoraggiarsi e non arrendersi: la lotta contro l’emicrania rappresenta un percorso lungo e spesso estenuante. Conoscere il nemico, tuttavia, rappresenta una condizione fondamentale per combatterlo (come diceva il generale Sun Tzu nel suo trattato, più di duemila anni fa): una maggiore consapevolezza delle caratteristiche di questa disabilitante malattia potrebbe sicuramente aiutare a riconoscerla, a non sottovalutarla e a cercare, dunque, dei percorsi diagnostici ben definiti che forniscano le strategie adatte alla sua sconfitta.


Fonti

  1. Back to contents.

    Sinclair AJ, et al. Pract Neurol. 2015;15(6):411-423.

  2. Back to contents.

    Hainer BL, et al. Am Fam Physician. 2013;87(10):682-687.

  3. Back to contents.

    Onan D, et al. J Headache Pain. 2023;24(1):92.