Il reflusso gastroesofageo è una malattia nella quale il contenuto acido dello stomaco risale nell’esofago provocando sintomi fastidiosi e aumentando il rischio di altre malattie.01 Il reflusso gastroesofageo colpisce un italiano su cinque e ogni anno è la causa di milioni di visite mediche.02 Poiché questa malattia dà origine a una grande varietà di sintomi differenti, a volte può essere difficile riconoscerla e questo può ritardare l’inizio di una terapia adeguata.03 04 Scopriamo come fare per capire se si soffre di reflusso gastroesofageo.
Di solito si comincia a sospettare di essere affetti da reflusso gastroesofageo quando si avvertono i suoi due sintomi più caratterizzanti, ovvero:
Il bruciore di stomaco è il sintomo più comune del reflusso gastroesofageo ed è descritto come una sensazione di bruciore avvertita dietro lo sterno, in una posizione che può andare dalla bocca dello stomaco fino al collo.01
Il rigurgito acido, invece, è la risalita involontaria e senza sforzo del contenuto dello stomaco verso la bocca, spesso accompagnata dalla percezione di un sapore acido o amaro.01
Tuttavia, il reflusso gastroesofageo può provocare anche un’ampia gamma di sintomi meno tipici e riconoscibili, che possono rendere più complessa la diagnosi.01 I più comuni tra questi sintomi atipici sono:
A tutti può capitare saltuariamente di manifestare uno dei sintomi di reflusso gastroesofageo elencati in precedenza, quando si esagera con il cibo o con l’alcol per esempio. Tuttavia, esistono alcune circostanze nelle quali non bisogna ignorare queste manifestazioni ed è necessario rivolgersi subito al proprio medico.03
La diagnosi di reflusso gastroesofageo viene effettuata considerando i sintomi manifestati dal paziente, valutando la risposta a farmaci specifici e mediante una serie di esami.05
Nei pazienti con sintomi non gravi di solito il primo passo del medico è prescrivere una terapia farmacologica adatta al trattamento del reflusso gastroesofageo, per esempio un farmaco inibitore della pompa protonica. Se la terapia fa scomparire i sintomi, il medico può ragionevolmente affermare che si tratta effettivamente di reflusso gastroesofageo.05
Nei pazienti con sintomi più intensi o nei quali la terapia farmacologica non dà buoni risultati, il medico prescrive una serie di esami che permettono di stabilire se si tratti o meno di reflusso gastroesofageo.05
Consiste nell’esplorazione della parte superiore dell’apparato digerente (esofago, stomaco e duodeno) con un endoscopio, ovvero un sottile tubo flessibile dotato di telecamera che viene inserito attraverso la bocca e la gola. L’endoscopio permette di ottenere immagini delle mucose dell’esofago e dello stomaco, e di valutare se sono presenti le tipiche alterazioni causate dal reflusso gastroesofageo. L’esame non è doloroso, ma viene comunque effettuato con il paziente sottoposto a una leggera sedazione.03
È una radiografia effettuata mentre il paziente ingoia un liquido contenente bario, una sostanza visibile ai raggi X. L’esame permette di rilevare la capacità di deglutire del paziente e l’eventuale presenza di ostruzioni o anomalie nell’esofago.03
È un esame che consiste nell’inserimento nell’esofago, entrando da una narice, di un sottile tubo flessibile dotato di sensori di pressione. Il principale obiettivo dell’esame è valutare la capacità della valvola che separa lo stomaco dall’esofago (sfintere gastro-esofageo) di chiudersi in modo efficiente. A volte, infatti, il reflusso gastroesofageo è dovuto a un cattivo funzionamento di questa valvola, che lascia risalire il contenuto dello stomaco nell’esofago.03
Consiste nella misurazione del livello di acidità presente all’interno dell’esofago nel corso di una giornata, rilevando eventuali episodi di risalita del contenuto dello stomaco. Viene effettuato con un sensore di acidità che viene inserito nell’esofago attraverso il naso. Il sensore è collegato a un piccolo dispositivo che registra le variazioni di acidità nel tempo, che il paziente deve tenere posizionato intorno alla vita.03
Alcune cause del reflusso gastroesofageo sono congenite o inevitabili. Esistono però alcune abitudini che aumentano il rischio di questa malattia: evitandole si può ridurre sostanzialmente il rischio di ammalarsi. Le più importanti tra queste sono il fumo, il sovrappeso e l’obesità, l’eccessivo consumo di alcol e l’abitudine di fare pasti molto abbondanti prima di andare a dormire.03
In caso di diagnosi di reflusso gastroesofageo, invece, esistono terapie efficaci capaci di eliminare i sintomi e ridurre il rischio delle complicanze della malattia. In molti casi si possono ottenere buoni risultati con la semplice modifica del proprio stile di vita. Tuttavia, è quasi sempre necessario ricorrere a farmaci specifici, che devono essere prescritti dal proprio medico. Infine, quando nemmeno i farmaci danno i risultati sperati, può essere necessario sottoporsi a un intervento chirurgico.03
Bibliografia
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