Il campanello d’allarme è suonato: lo spreco alimentare è un fenomeno che sta seriamente caratterizzando la nostra società. Non si tratta solamente di un problema etico, ma anche economico ed ecologico, che coinvolge diversi settori, originato da numerosi fattori concomitanti. L’aumento del costo della vita e la crescente inflazione alimentare, a cui si aggiungono le instabilità geopolitiche causate dalle guerre in zone chiave per la produzione di materie prime, stanno generando un intreccio complicato e rischiano di minare anche i percorsi di sostenibilità. In aggiunta a tutto questo, i comportamenti dei consumatori sono ancora poco virtuosi: una grande quantità di prodotti alimentari, una volta entrati nelle case e nelle dispense, viene in parte gettata o non consumata.
A tal proposito, i numeri parlano chiaro: ad oggi, secondo il report dell’Osservatorio Waste Watcher International “Caso Italia 2024” 01, nel nostro Paese gettiamo in media 81 grammi di cibo pro capite al giorno, un dato in costante aumento rispetto agli anni precedenti, causando una spesa annua di circa 290 euro a famiglia. In cima alla classifica dei cibi più sprecati troviamo la frutta fresca, seguita da cipolle, aglio e tuberi, ma anche pane fresco e verdura. Si spreca di più al Sud rispetto al Nord, nei Comuni più piccoli rispetto alle grandi città e in famiglie senza figli.
Attenzione alla provenienza!
L’osservatorio Waste Watcher International si pone l’obiettivo di contribuire alla mappatura dello spreco alimentare su scala globale e di fornire strumenti di policy che contribuiscano a contrastarlo e favoriscano al contempo l’adozione di diete sane. Infatti, la lotta agli sprechi alimentari passa anche attraverso l’impegno a rapportarci al cibo in modo il più possibile equilibrato e salutare. Per questo, anche se può sembrare scontato, è importante porre attenzione alla qualità del cibo che acquistiamo, prediligendo alimenti freschi, come frutta e verdura di stagione, il più possibile di provenienza locale, che hanno un minor impatto in termini di produzione, emissioni e trasporti.
Come fare, dunque, per ridurre gli sprechi alimentari e cibarsi in maniera il più possibile sostenibile? Semplice: utilizzando il caro e vecchio buonsenso e qualche trucchetto della nonna. Per esempio, organizzandosi e prevedendo uno schema di massima dei pasti a livello settimanale, stilando sempre la lista della spesa e limitandosi a comprare solo quello di cui si ha realmente bisogno, senza cedere a offerte speciali o ai classici “3x2”. Può essere molto utile provare a programmare il più possibile i pasti, cercando di anticipare alcune preparazioni o fare in modo di avere sempre qualcosa di pronto in frigorifero, da riscaldare facilmente. Così facendo, non avremo la tentazione di mangiare in modo disordinato o di ordinare cibo d’asporto. Un buon trucco anti-spreco è, poi, quello di congelare il cibo che non prevediamo di usare nell’immediato prima della sua data di scadenza.
Per quel che riguarda il risparmio energetico in cucina, anche qui qualche trucchetto può essere messo in pratica per contrastare il “caro bollette”: meglio cuocere gli alimenti a temperatura ambiente piuttosto che appena prelevati dal frigorifero, per esempio. Inoltre, meglio usare sempre il coperchio sulle pentole per evitare la dispersione del calore in cottura: l’acqua per la pasta ci impiegherà meno tempo a bollire e i cibi cuoceranno più velocemente.
Per quel che riguarda il forno, dal momento che consuma parecchia energia, meglio sfruttarlo per cuocere più pietanze contemporaneamente: evitando di aprirlo, è possibile spegnerlo 10 minuti prima del previsto per ottimizzarne i consumi!
Per provare a contrastare lo spreco alimentare, vi proponiamo alcuni utili consigli anti-spreco messi a punto da Eufic (Consiglio Europeo di Informazione sull’Alimentazione) 02, un’organizzazione senza scopo di lucro orientata al consumatore, fondata per rendere più accessibile e comprensibile la scienza dell'alimentazione e della salute. Sono suggerimenti a tutto vantaggio del portafoglio, della nostra salute e del pianeta.
In termini di sprechi alimentari, è saggio non acquistare più del necessario. Il buon senso può aiutarci a fare la spesa con maggiore attenzione: basta preparare un piano pasti settimanale, fare la lista della spesa, annotando le quantità richieste e considerando eventuali pasti fuori casa.
La data di scadenza indica il periodo entro il quale il prodotto deve essere consumato. Per evitare gli sprechi, la carne, i latticini e i piatti pronti dovrebbero essere acquistati nelle quantità adeguate, senza farne scorta. La dicitura “da consumare preferibilmente entro” indica una scadenza più flessibile: dopo tale data, alimenti come pasta e legumi possono essere consumati in modo sicuro. Affidarsi ai propri sensi dovrebbe essere sufficiente per giudicare la qualità degli alimenti con queste etichette.
Controllare con regolarità cosa c’è nel frigorifero e nelle dispense e consumare i cibi prossimi alla scadenza è una buona prassi, magari creando piatti “svuota-frigo”, ingegnandosi con zuppe o frittate.
Non buttare via il cibo in eccesso nei nostri piatti: può essere utile per il pranzo del giorno successivo o si può congelare per pasti futuri. Se non è avanzato abbastanza cibo per un pasto completo, basta riciclarlo per arricchire un primo piatto oppure creare una torta salata.
Anche gli scarti possono tornare utili: i gambi dei broccoli possono essere tagliati e lessati, per esempio, mentre altri scarti di verdura possono essere sfruttati per preparare un brodo vegetale o una vellutata.
Se appare della muffa sugli alimenti solidi (formaggi duri, salumi, frutta, cavoli, peperoni, ortaggi da radice) basta rimuovere la muffa e l’area intorno a essa. Gli alimenti morbidi (avanzi dei cibi cotti, formaggi morbidi, prodotti lattiero-caseari, pane, marmellate, frutta e verdura come cetrioli, pesche, pomodori, frutti di bosco), invece, devono essere buttati.
Se il cibo è ancora sicuro da mangiare, amici, colleghi o vicini di casa potrebbero gustare ciò che noi non mangiamo. Impariamo a condividere!