Farmaci equivalenti: efficacia, sicurezza e sostenibilità

Ne conosciamo efficacia e sicurezza, ma li utilizziamo meno che negli altri Paesi europei. Questo a causa di alcuni falsi miti che ancora persistono. Ma qualcosa si muove, anche grazie a campagne di informazione. Fondamentale il contributo di medici e farmacisti

Innanzitutto, sgomberiamo il cam­po da possibili dubbi: i farmaci equivalenti hanno la stessa effica­cia di quelli “brandizzati”, solo che costano meno, poiché l'azienda produttrice non deve affrontare i costi di Ricerca e Sviluppo già sostenuti dall'azienda che ha sviluppato il farma­co originatore. Lo ribadisce il Decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 21901 che definisce il farmaco equivalente come “un medicinale che ha la stessa com­posizione qualitativa e quantitativa di sostanze attive e la stessa forma farma­ceutica del medicinale di riferimento nonché una bioequivalenza con il me­dicinale di riferimento dimostrata da studi appropriati di biodisponibilità”.

Eppure, nonostante le garanzie date sia dalla scienza, sia dalla legge, il con­sumo di farmaci equivalenti è ancora troppo basso rispetto a quelli di mar­ca. Inoltre, stupisce come siano le Re­gioni a basso reddito a spendere di più per acquistare farmaci originatori inve­ce che equivalenti: le Regioni del Sud registrano solo il 23,7% di acquisto di equivalenti, contro il 39,8% registrato dal Nord Italia.

Come si spiega questo fenomeno, per certi versi tutto italiano?

La risposta arriva da un’indagine realiz­zata da Swg e promossa da Cittadinan­zattiva, nell’ambito della campagna “Ioequivalgo”.02 03 Si scopre, così, che qua­si un cittadino su tre nutre ancora dub­bi sull’efficacia dei farmaci equivalenti rispetto a quelli “di marca” e uno su cinque dichiara che il medico prescri­ve solo quest’ultima tipologia. Il 47% sarebbe predisposto ad acquistare l’e­quivalente, mentre persiste un 19% che preferirebbe comunque il brand.

Insomma, c’è una certa resistenza nei confronti dell’utilizzo dei farmaci equi­valenti. Una resistenza, però, ingiustifi­cata, dato che il 72% del campione è informato su questa tipologia di medi­cinali. Li conosce perché ne ha sentito parlare dal farmacista (58%) o dal me­dico (41%), ma la conoscenza è ancora più approfondita: l’83% degli intervi­stati ha consapevolezza che il principio attivo è lo stesso del farmaco di marca e il 69% sa che in entrambi i casi la quan­tità di farmaco è la medesima. Tuttavia, quasi il 30% del campione pensa che il farmaco equivalente non abbia la stes­sa efficacia di quello brandizzato.

Per colmare il gap di fiducia, è fonda­mentale avviare campagne di infor­mazione che sappiano fare chiarezza e dissipare i possibili dubbi dei cittadini. Quest’operazione è già in essere con la campagna “Ioequivalgo” avviata da Cit­tadinanzattiva fin dal 2016, che ha l’o­biettivo di sensibilizzare gli italiani sui vantaggi offerti dall’utilizzo dei farmaci equivalenti. Già, perché difficilmente viene evidenziato che questi medicinali -oltre che una risorsa terapeutica sicu­ra ed efficace- rappresentano la strada maestra per abbassare la spesa com­plessiva della Sanità pubblica.

Il risparmio (di tutti)

Il report del Centro Studi di Egualia è una fotografia precisa di questa realtà.01 Nel 2023 gli italiani hanno versato di tasca propria più di 1 milione di euro di differenziale di prezzo per ritirare il farmaco originale -più costoso- invece che l’equivalente interamente rimbor­sato dal Servizio Sanitario Nazionale. Per riallineare questo differenziale di spesa (a carico di tutti i contribuenti) è necessaria anche la collaborazione di medici e farmacisti, i cui consigli sono largamente seguiti dai cittadini. Per l’acquisto di un farmaco, infatti, quasi due italiani su tre (64%) si affidano alle indicazioni del medico, mentre tra i giovani c’è una netta fiducia nei confronti delle indicazioni del farma­cista.

Perché scegliere i farmaci equivalenti

Le caratteristiche dei farmaci equivalenti sono definite da Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ed Ema (Agenzia europea per i medicinali).04 05

Principio attivo: devono contenere lo stesso principio attivo del farmaco di riferimento (purché non protetto da brevetto), nella stessa quantità e forma farmaceutica (es. compressa, capsula, soluzione).

Efficacia e sicurezza: devono dimostrare di avere la stessa efficacia terapeutica e sicurezza del farmaco di riferimento. Questa dimostrazione avviene attraverso studi di bioequivalenza, che confrontano la biodisponibilità del principio attivo nel corpo umano tra il farmaco equivalente e quello di riferimento.

Qualità: devono rispettare gli stessi standard di qualità, sicurezza ed efficacia imposti dalle autorità preposte, come l’Aifa.

Prezzo: devono avere un prezzo inferiore di almeno il 20% rispetto ai farmaci di marca poiché non includono i costi della Ricerca e Sviluppo (il brevetto è scaduto).

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Fonti: